La prima sala è dominata da un grande plastico, in scala 1:25.000, che restituisce le presenze religiose nella Valle Spoletana ai tempi di San Francesco.
La cappella di Santa Maria della Porziuncola deve il suo nome al sostantivo "porzucle", utilizzato già in una pergamena del 1045 conservata oggi nell'Archivio della Cattedrale di San Rufino e significa "piccola porzione" o "piccolo appezzamento di terra". Questo fu il luogo che Francesco d'Assisi restaurò e che scelse per la sua nascente fraternità.
Un'urna etrusca e una stele romana in travertino testimoniano come i dintorni della chiesetta siano stati abitati già in epoca antica, mentre l'interessante lastra del IX-X secolo potrebbe essere verosimilmente stata utilizzata come paliotto d'altare della chiesetta.
Qualche dettaglio in più:
Lastra con decorazione a bassorilievo (IX secolo d.C., Produzione altomedievale)
Pietra gessosa calcarea (159 cm x 73cm x 10 cm)
La lastra era adoperata come coperchio per una sepoltura posta sotto il leggio del coretto della Basilica di Santa Maria degli Angeli (attuale Cappella del SS. Sacramento).
Due arcate poggianti su colonne racchiudono altrettante croci: ciascuno di questi elementi è ornato da una decorazione a treccia, che si scioglie in basso andando a formare quattro palme, affiancate da altrettante coppie di uccelli. Nella parte superiore della lastra, a destra si vedono due volatili, invece a sinistra due nodi di Salomone.
Dal suo ritrovamento, attorno al 1881, fino al 1916 l’opera fu impiegata come dossale nella Porziuncola, mentre successivamente fu esposta nel chiostro del Conventino.
Attualmente l’opera è custodita nella sala A del Museo.