Sala B



Dedicata a Francesco e a quella devozione al Crocifisso che rappresenta uno dei nodi centrali nella sua spiritualità, la Sala B è dominata dalla Croce di Giunta Pisano, primo esempio in Italia di "crocifisso patiens" in una croce monumentale. Di questa particolare iconografia, nata nell'Oriente Bizantino tra il IX e l'XI secolo, i Francescani sono stati tra i principali diffusori perché attraverso di essa si sottolinea anche la natura umana di Cristo che è rappresentato, anziché vivo e trionfante sulla morte, pendente senza vita dal legno della Croce.

Quella del museo, che secondo la maggioranza degli storici dell'arte è la più antica delle croci di Giunta Pisano conservatesi fino ai nostri giorni, fu realizzata probabilmente dall'artista proprio per la Porziuncola e all'interno di quest'ultima l'opera doveva poggiare sopra un'iconostasi (tramezzo di divisione tra presbiterio e navate), sorretta dal retro tramite una fune.

L'icona del Maestro di San Francesco è la più antica immagine del Santo custodita alla Porziuncola. Secondo la tradizione la tavola, probabilmente in origine collocata nella Cappella del Transito, potrebbe essere stata ricavata da quel tavolaccio sopra cui Francesco solitamente dormiva e dove il suo corpo giacque dopo la morte, quando fu portato dalla Porziuncola ad Assisi per la solenne sepoltura.

Attribuita a Cimabue su basi stilistiche, la tavola raffigurante San Francesco ci restituisce, infine, l'immagine del Santo più prossima al ritratto delineato da Tommaso da Celano nella Vita Prima (XXIX, 465). L'opera, secondo la tradizione, fu dipinta sul legno del coperchio della cassa mortuaria di Francesco.


Qualche dettaglio in più:

  • Crocifisso (1236 ca., Giunta di Capitino detto Giunta Pisano)
    Tempera su tavola (174 cm x 131 cm)
    Il Crocefisso di Giunta Pisano è senza dubbio una delle rappresentazioni del sacrificio di Cristo sulla croce più spirituali, intime, umane e al contempo solenni, di tutto il Medioevo italiano.
    È verosimile che la straordinaria opera sia stata realizzata appositamente per la piccola chiesa della Porziuncola: le presenze di due fori nell’edificio rinvenuti alla stessa altezza in entrambi i lati del tamburo absidale e di un tratto di corda legato ad un chiodo sul davanzale della finestra centrale, evidenziate dal restauro effettuato nel 1998, sono infatti indizio dell’esistenza di una trave lignea che, in passato, nella cappella doveva fungere da iconostasi. Sopra tale struttura doveva poggiare l’opera sorretta per mezzo di una fune. In seguito alla costruzione del coro Vecchio la croce fu spostata probabilmente dalla Porziuncola al suo interno e successivamente alla demolizione di questo spazio (1687), dopo essere stata esposta per un po’ di tempo “a capo della navata del SS. Sacramento”, essa venne trasferita in un armadio nella Cappella delle Reliquie, dove fu rinvenuta alla fine del XVIII secolo.
    Nell’opera, che sin dalla creazione del Museo è custodita nel cosiddetto Oratorio del Crocefisso (oggi Sala B), è possibile ammirare uno dei primi e più importanti esempi in Italia di Christus patiens ritratto in una croce dipinta monumentale. Questa particolare tipologia di raffigurazione - che mostra Cristo sofferente, rappresentato al momento dell’estremo sacrificio o pendente senza vita dal legno della croce - nasce in area bizantina nel IX-X secolo e si diffonde in Occidente, inizialmente per mezzo di miniature ed oreficerie, in sostituzione dell’immagine del Christus triumphans, il Signore vittorioso sulla morte e immune dal dolore che compare, ad esempio, nel celeberrimo Crocefisso di San Damiano.
    Nella croce del museo, capolavoro di Giunta caratterizzato da una straordinaria compostezza formale ed emotiva, il capo di Gesù - circondato da un disco bugnato che funge da aureola, con una croce incisa a punzone sul fondo dorato - è reclinato sulla spalla destra. Il corpo ormai senza vita, coperto solo da un perizoma bianco dagli ornati indaco, disegna un’ampia curva nello spazio, esprimendo con grande intensità e compiutezza la sofferenza umana e la reale morte del Salvatore.
    Il Crocefisso presenta una forma a croce latina potenziata, con il tabellone dorato centrale ornato di un fregio continuo a palmette. Sul disco della cimasa campeggia la piccola figura di Cristo Redentore benedicente, mentre le tabelle laterali recano le splendide figure dolenti della Vergine Maria e dell’apostolo Giovanni. Alla base si legge l’iscrizione con il nome dell’artista.
  • San Francesco d’Assisi (1290 ca., attr. a Cimabue)
    Tempera e oro su tavola, aureola raggiata in rilievo (123 x 41)
    Secondo la tradizione il ritratto su tavola sarebbe stato realizzato sul coperchio del primitivo feretro che custodì il corpo del Santo d’Assisi. L'immagine è assai fedele alla descrizione di Francesco presente nelle Fonti Francescane.
  • San Francesco fra due angeli (1255 ca., Maestro di San Francesco)
    Tempera e oro su tavola, vetri colorati (108 x 58,5 cm)
    E’ considerata la più antica immagine del Poverello d’Assisi custodita alla Porziuncola. Il dipinto sarebbe stato ricavato dalla tavola di legno che il Santo usava come giaciglio e sopra il quale egli fu posto dopo la morte. Al centro dell’opera c’è san Francesco vestito con un saio. Ben visibili le stimmate delle mani, dei piedi e del costato. Il Poverello regge con la mano destra il Crocefisso e con la sinistra il libro aperto. Attualmente l’opera è custodita nella sala B del Museo.
  • Reliquiario a tempietto (prima metà del XIV secolo, attr. a fra Pietro il Teutonico)
    Legno intagliato, avorio intagliato e dipinto, bronzo fuso e cesellato, vetro dorato e graffito, legno, pergamena (31 x 15,5 cm)
    Il reliquiario ha la forma di un tempietto a base esagonale ed è costituito da un corpo centrale in legno. Le sei facce sono circondate da cornici d’avorio, ornate da rosette e girali d’acanto su fondi rossi e blu. Esse sono sormontate da cuspidi contenenti vetri dorati e graffiti, raffiguranti creature angeliche a mezzo busto su fondale nero. Un vetro trasparente è impiegato in ciascun lato per proteggere sei reliquie con altrettanti cartigli.
    Per costruire questo manufatto sacro il suo artefice ha riutilizzato alcuni elementi provenienti da oggetti profani più antichi: il tripode di bronzo a zampe di leone è infatti ricavato probabilmente da una lampada a stelo di epoca etrusca, mentre le cornici eburnee potrebbero derivare da uno o più “cofanetti a rosette”, degli scrigni di epoca bizantina databili attorno al X secolo. Attualmente l’opera è custodita nella sala B del Museo.
  • Croce reliquiario (prima metà del XIV secolo, attr. a Fra Pietro il Teutonico)
    Bronzo dorato cesellato, lamina d’argento niellato, vetro graffito, pergamena, corallo, legno (40 cm x 20 cm)
    Formato da una struttura in legno con puntale di ferro, questo reliquiario a croce latina dai terminali trilobati presenta ambedue le facce ricoperte da vetri dorati e graffiti su fondo nero, con figure e motivi vegetali.
    Nelle zone non decorate sono presenti pergamene con iscrizioni e reliquie, mentre una lamina d’argento niellata circonda l’intero perimetro del manufatto e, oltre a incastonare i vetri, trattiene piccoli cilindri lignei che terminano con un grano di corallo. Sopra ciascuno dei lobi c’è una sfera in rame dorato ornata da quattro foglie.
    Le immagini su vetro della faccia anteriore rappresentano Cristo Crocefisso (al centro), il Redentore benedicente (in alto), San Giovanni Battista (in basso), la Madonna e San Giovanni Evangelista (nei terminali del braccio orizzontale); nella faccia posteriore si possono riconoscere invece la figura di San Francesco (in alto), quella di San Pietro e quella di San Paolo (nei terminali del braccio orizzontale). L’opera è attualmente custodita nella sala B del Museo.

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